Quattro squadre con 23 volontari della Protezione Civile Sezionale (alcuni nella capitale anche per tre volte), a Roma per le esequie del Papa. Ecco la cronaca dell’intervento
Il mondo intero era in trepidazione per lo stato di salute di Papa Giovanni Paolo II. I bollettini medici della Santa Sede non erano per niente rassicuranti, tanto che il Dipartimento della Protezione Civile preventivamente comunicava alle associazioni raccordate col Dipartimento stesso, di tenersi pronte qualora servisse, per inviare propri volontari a Roma.
Alle ore 21.37, di sabato 2 aprile, il cuore di Karol Wojtyla, il grande cuore di quel Papa che durante l’adunata nazionale del maggio 1979, aveva indossato il nostro cappello alpino, cessava di battere.
Non sono trascorsi 10 minuti, che con una telefonata Orazio D’Incà, coordinatore ANA per il Veneto e Trentino Alto Adige, mi comunica di organizzare subito una squadra da inviare a Roma: per strada avrei avuto tutte le istruzioni.
Nonostante l’intera Unità sezionale fosse impegnata a Godega di Sant’Urbano, al meeting della protezione civile organizzato dalla Provincia di Treviso, con poche telefonate, in brevissimo tempo, 7 volontari, tutti appartenenti alla squadra H24, senza sapere quale sarebbe stato il tipo di intervento, era pronta a partire per Roma. I volontari che fanno parte della squadra H24, devono essere in grado di muoversi nelle prime 24 ore dalla calamità, per questo caso sono stati sufficienti 15 minuti per approntare la squadra.
Si parte di buon mattino domenica 3 aprile, con destinazione Castelnuovo di Porto, località a circa 30 km da Roma, sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale.
Arrivati a Roma poco dopo mezzogiorno, espletata la formalità del censimento dei volontari, avvenuto alla porta carraia del campo, senza perdere tempo, ci siamo messi a disposizione del gen. Francesco Beolchini, responsabile del 4° raggruppamento dell’ANA, nonché coordinatore delle operazioni sul campo.
Le disposizioni ricevute sono state quelle di depositare i bagagli e di iniziare subito a montare tende, le quali dovevano ospitare i pellegrini che si recavano a Roma per rendere omaggio alle spoglie del Papa. Al primo turno è toccato il compito di montare 620 tende.
Va precisato, che nonostante la presenza sul posto di quasi 5.400 volontari di varie associazioni, gli unici a montare le tende erano gli alpini: particolare questo, che ha infastidito gli alpini stessi.
Le disposizioni ricevute sono state quelle di depositare i bagagli e di iniziare subito a montare tende, le quali dovevano ospitare i pellegrini che si recavano a Roma per rendere omaggio alle spoglie del Papa. Al primo turno è toccato il compito di montare 620 tende.
Va precisato, che nonostante la presenza sul posto di quasi 5.400 volontari di varie associazioni, gli unici a montare le tende erano gli alpini: particolare questo, che ha infastidito gli alpini stessi.
Le operazioni di allestimento del campo impegnavano gli alpini per circa 12-15 ore al giorno: sveglia alle 6, per continuare senza soste fino tramonto.
Da notare che già martedì 4, a Castelnuovo di Porto, si potevano contare più di 550 tende montate.
L’afflusso dei pellegrini a Roma è stato tanto e imprevisto, che per accoglierli tutti si dovevano allestire altri campi.
Il Dipartimento ha chiesto all’ANA di rinforzare le fila dei volontari giù presenti nella capitale, con l’invio di altri volontari.
Una seconda squadra composta da 6 volontari della nostra sezione, è partita in pullman dal deposito di Vicenza, con la colonna mobile, organizzata dalla Regione Veneto, nel tardo pomeriggio di martedì 5 aprile, con destinazione la spianata di Tor Vergata.
Anche per loro il compito era quello di assistere i pellegrini e di attrezzare un campo con 700 tende e di predisporre tutti i servizi.
Era buio quando i volontari sono arrivati sul posto, nonostante ci fossero già delle tende pronte, montate in precedenza da altri volontari alpini, inviati di proposito da Castelnuovo, per andare a riposare, prima di farlo, hanno dovuto montarsi le tende.
Altri 2 volontari, sabato 9 aprile, pronti a salire sul pullman per Roma con un’altra colonna, sono stati fatti rientrare nelle proprie sedi: all’ultimo momento la missione è stata annullata.
Rassegnati e a malincuore, Ovidio De Martin e Domenico Sanson sono ritornati indietro. In protezione civile può succedere anche questo: i volontari devono essere pronti a tutto, anche ai contrordini.
Per Benedetto XVI
Altra missione per la domenica 24 aprile, questa volta per la cerimonia di investitura del nuovo Papa Benedetto XVI.
Anche per questa missione i nostri volontari sono stati 5 e hanno operato nel centro di Roma.
Quello che era stato costruito doveva anche essere smontato, pertanto altri 3 volontari dell’Unità sono ripartiti da Vicenza con la colonna ANA, alla volta di Roma per smontare il campo di Tor Vergata, anche questi volontari hanno trovato gli stessi disagi di quelli che hanno montato il campo, in quanto per prima cosa sono stati fatti traslocare i servizi essenziali prima ancora di finire l’operazione di smontaggio delle tende.
I volontari dell’ANA, nonostante tutto, non si sono persi d’animo, anzi, oltre a montare tende e attrezzare i campi, agli alpini è toccato anche il compito di dare assistenza ai pellegrini che arrivavano in città.
Uno dei compiti assegnati, è stato il presidio delle stazioni ferroviarie e della metropolitana, punti nevralgici dell’arrivo dei pellegrini. Questi arrivavano ininterrottamente e tanto numerosi da formare una vera e propria marea umana: tutti diretti in Piazza San Pietro. A loro dovevamo dare indicazione di come raggiungere e quali erano mezzi di trasporto, sempre stracolmi e diretti in Vaticano.
Tanti erano i pellegrini che andavano a rendere omaggio e altrettanti altri erano quelli che ritornavano.
Dall’una di notte alle cinque del mattino non c’era traffico ferroviario. Pertanto le stazioni erano stracolme di persone, in attesa del primo treno per tornare a casa.
I convogli in sosta sono stati subito occupati. La stanchezza era evidente, basti pensare che occorrevano dalle 12 alle 15 ore di fila per entrare nella Basilica di San Pietro.
Ai pellegrini che erano in coda serviva di tutto: dall’acqua alle coperte.
Per coloro che erano in fila in via della Conciliazione di notte venivano distribuite coperte, il freddo si faceva sentire, mentre nelle ore del giorno il caldo faceva la sua parte, quindi dovevamo distribuire l’acqua.
Un funzionario della Protezione civile nazionale, questa circostanza l’ha definita “epocale”, ed ha ragione, in quanto anch’io non ho mai visto tante persone tutte assieme, in ordine, con tanto senso del sacrificio, fermi per ore ed ore, avanzare per qualche metro all’ora, per essere li a rendere omaggio al Papa.
Sono convinto, che per chi ha avuto l’onore di esserci stato, gli sia rimasto nella memoria un ricordo indelebile.
Avere avuto l’onore di esserci stati, ci deve far dimenticare se qualche volta il rancio non arrivava o, se il cambio, previsto per le 8, è arrivato alle 11. Di aver mangiato in piedi, o di essere stati senza acqua per due giorni, poco importa se qualche volontario di altre associazioni, non si è comportato come ci siamo comportati noi.
I volontari alpini che sono stati a Roma hanno accettato tutto “con rassegnazione alpina”, come ha detto il Gen. Beolchni: qualsiasi ordine impartito è stato eseguito.
Siamo stati elogiati per l’impegno dal Dipartimento della Protezione Civile, e ci hanno citato come esempio da imitare per gli altri: queste sono cose che ci fanno onore.
Per questa emergenza sento il dovere di ringraziare quanti hanno partecipato e che hanno saputo, con l’operato, tener sempre alto il nome della Nostra Sezione.
Oltre a loro, mi sento di dovere di ringraziare anche tutti i volontari della nostra Unità che volevano partire e che non hanno potuto farlo: anche loro erano presenti con lo spirito assieme a noi, erano con il cuore più a Roma che a Conegliano: il Presidente che ogni giorno telefonava per sapere come andavano le cose, Gianni e Giuliano che da casa hanno supportato i volontari e coordinato l’invio di nuovi volontari a Roma.
In quel periodo a Conegliano, erano in corso i preparativi per gli ottanta anni di vita della Sezione, nonostante una parte dei volontari fosse impegnata a Roma, chi è rimasto a Conegliano, o chi rientrava, si univa al gruppo di lavoro, impegnandosi attivamente per collaborare alla riuscita della manifestazione: qualcuno dovrebbe ricordarsi che esistiamo.
VOLONTARI IMPEGNATI
Primo turno (Calstel Nuovo di Porto) dal 3 al 8 aprile:
Andrea Danieli, Antonio Speranza, Bruno Danieli, Massimiliano Vazzoler, Antonio Roccon, Silvano Mazzarini e Angelo Perin.
Secondo turno (Tor Vergata), dal 5 al 7 aprile:
Francesco Burgio , Vittorio Borsoi, Italo Santin, Renato Bernardi, Guido Girardi, e Antonio Padoin.
Terzo turno (Roma), dal 23 al 25 aprile:
Claudio Lucchet, Bruno Danieli, Sivano Mazzarin, Italo Santin e Fernando De Martin.
Quarto turno (Tor Vergata), dal 28 aprile al 1 maggio;
Santin Italo, Silvano Mazzarini e Bruno Danieli.
Andrea Danieli